Trent'anni dopo
IL TESTO (poetico, teatrale) e l'EVENTO. Innanzitutto di una voce, di un canto della lingua-realtà, della poesia stessa, insieme gioioso e bissale - spalancate universi. E poi (esiste anche un'intelligenza del corpo) di un gesto muto e onnidicente, grado zero delle lingue e origine di ogni possibilità comunicativa- narrativa: "Ma come, non mi vedi? Sono qui" (l'evento dell'essere qui) e "corse, grida, risa: ti ho colpito!" (qui nella storia). Ma è una storia narrata per "intermittenze del corpo", cioè per lampi di verità del corpo / tempo /memoria, che pur ruotano attorno a due gruppi tematici: da una parte la morte dell'infanzia e dell'adolescenze (L'urlo) e dall'altra l'infanzia e l'adolescenza ritrovate (le falistre) - discesa, comunque si, nell'Ade, nell'inconscio (da vivi, perché si è rischiato di essere morti). A ciascun nucleo corrisponde una lingua: o la lingua visionata e defomante "vista" da chi è stato colpito a morte e sta per moriredissanguato, oppure la lingua aerea, fatata e fresca degli affetti familiari, scoccata in "falistre" - fiocchi di neve o faville più che dialettali: materne.
*prima nazionale