Dopo Una riga nera al piano di sopra e L’orizzonte degli eventi vorremmo concludere la nostra rifessione sulla perdita con un progetto sulla perdita del linguaggio. L’idea in nuce prevede un incrocio di storie diverse,tutte maturate dalla nostra esperienza personale. C’è la storia di una fglia, la cui madre perde il linguaggio, per il morbo di Alzheimer, peruna demenza, o perun trauma cerebrale che colpisce l’emisfero sinistro, la zona del cervello deputata al linguaggio, alla memoria, all’attenzione. C’è la storia di un’insegnante, che lavora in una classe di giovani che si esprimono in un modo incomprensibile (mi cringio, stai fexando, mi sto ansiando, ha ragequittato…). C’è lo spunto che ci ofre Sam Steiner nel suo testo “Lemons Lemons Lemons”, che racconta di un futuro dispotico in cui una legge limita le comunicazioni interpersonali giornaliere a 140 parole. Come si aggira una restrizione simile? Come si comunica con una madre che non ricorda le parole? Come si comunica con chi inventa parole nuove (per non farsi capire da noi)? Questa perdita del linguaggio… è degenerativa? Dove ci porterà?