GALILEO
INTERPRETI
Massimo Munaro, Antonia Bertagnon, Franco Cecchetto, Marco Farinella, Simonetta Rovere, Fiorella Tommasini
COLLABORAZIONE TECNICA
Angela Tosatto, Roberto Domeneghetti, Francesca Piva
MUSICHE
Massimo Munaro
SCENA E REGIA
Martino Ferrari
PRIMA RAPPRESENTAZIONE:
Rovigo, Teatro Don Bosco, 1 giugno 1993
Lo spettacolo GALILEO ispirato a Vita di Galileo di Bertold Brecht e al Linguaggio della Api di Karl von Frisch. il lavoro rappresente l'ultima tappa di un laboratorio svoltosi nel 1992 nella Città di Rovigo.
Il laboratorio, condotto dal Teatro del Lemming, ha ospitato stages tenuti da alcune personalità tra le più interessanti del nuovo teatro italiano. In tali incontri, al di là del momento propriamente didattico, è avvenuta la creazione e l'elaborazione di materiali confluiti poi nello spettacolo. GALILEO rappresenta la terza esperienza di spettacolo scaturita dal laboratorio e fa seguito allo studio d'ambiente Una sola Moltitudine e allo studio video La scatola di Frish.
I testi che soggiacciono alla rappresentazione - una commedia e un saggio scientifico - risultano estremamente diversi fra loro, ma legati da un unico filo conduttore: il racconto di un'esperienza di ricerca. Ed è appunto il racconto di questa esperienza che sta alla base di questo spettacolo. In questo allestimento, com'era avvenuto in altri lavori del gruppo il testo è stato fortemente manipolato, ma si conserva alla fine ancora la struttura formale dell'opera di Brecht che ha finito, nonostante tutto, per condizionare profondamente il lavoro. Durante la preparazione dello spettacolo si sono quasi delineate da sé modalità di rappresentazione proprie del teatro brechtiano.
Il senso di riproporre oggi, seppure modificato nella forma, un autore che sembrava in via di rimozione dai palcoscenici e più in generale dalla cultura moderna, può trovare il suo senso galileo3.gifanche negli avvenimenti odierni. L'emergere di una verità "sporca" da tutti conosciuta ma da tutti ormai considerata convenzione.
Galileo, uomo di cultura ma anche "epicureo" uomo della carne, rinnega il suo sapere di fronte all'autorità che lo minaccia: l'allusione può risultare fin troppo ovvia. Non si vuole comunque proporre un atto di accusa che suonerebbe senza dubbio retorico, anche perché nessuno può realmente chiamarsi fuori da quanto è accaduto, ma semplicemente raccontare la storia di un percorso di ricerca e di un'abiura, abiura, se si vuole, di un mondo culturale che ha ammiccato di fronte ad un sistema presunto immodificabile.
Von Frish, studioso di insetti della prima metà del '900, finisce per impersonare, forse suo malgrado, quanto vi può essere di ideale nella ricerca scientifica o più ingalileo4.gif generale nella ricerca. Quel processo che avanza in modo apparentemente indipendente dal mondo che lo circonda ma che ne è invece profondamente influenzato e più precisamente orientato. Esso ci racconta di un mondo, altro, complesso e ricco di regole e di linguaggi, inizialmente incomprensibili ma che possono essere via via svelati. Resta comunque, alla fine, l'impossibilità di stabilire un rapporto, un'intesa possibile con quel mondo alieno. Gli uomini in ultima analisi restano confinati in un mondo di uomini.